Tre giorni prima di Natale ho preso una multa per “sosta al di fuori dagli spazi consentiti”. Sono passati due mesi da allora e ancora, quando ci penso, sento che non mi è andata giù. Continuo a vivermela come un’ingiustizia bella e buona.
Ma che cos’è che mi rode così tanto?
Non è per l’importo (una trentina di euro) che ho pagato subito. E altri strascichi non ce ne sono stati (a parte quelli interni…).
Dunque cos’è che non mi lascia tranquilla?
C’è una parte di me che vive quanto accaduto come un’offesa “personale”: una multa a me, che sono sempre così attenta, così scrupolosa, così ligia alle regole!
Chi segue i miei post lo sa
Capisco che ho bisogno di ragionarci su perché sono stanca di questo sassolino nella scarpa.
E’ lì da troppo tempo. Decido che è ora di farlo uscire.
Cominciamo dai fatti.
Mancano tre giorni a Natale e io non ho ancora ultimato tutti gli acquisti per i regali. E’ venerdì e ho la mattinata libera, dunque è perfetto, decido di andare in centro con lo scooter (così non avrò problemi per il parcheggio!). Arrivo in centro e la situazione, ovviamente, è particolarmente caotica. Oltre al traffico prenatalizio c’è anche il mercato settimanale, per cui alcune strade sono chiuse e il traffico ulteriormente deviato. E, oltre a questo, è una bellissima giornata di sole. Risultato: c’è il mondo in giro.
Giro un po’ in cerca di un posto per parcheggiare ma non c’è un buco libero. Alla fine decido di fermarmi in un’area riservata al passaggio pedonale facendo delle considerazioni: il passaggio è molto ampio, il mio scooter non ostruisce in alcun modo la circolazione, non vedo una gran giro di pedoni in quell’area e inoltre ci sono già altri scooter in sosta. Dunque mi affianco all’ultimo di questi e, con soddisfazione, mi avvio a fare i miei acquisti.
Dopo circa un’ora e mezza ritorno e, mentre mi appresto a ripartire, vedo infilato tra le pieghe della coperta un fogliettino. Lo prendo, lo apro ed è la multa.
Non ci posso credere. Resto col foglietto in mano, leggo e rileggo la data, l’orario (se c’avessi messo meno forse l’avrei evitata), l’importo (in caso di pagamento entro tot giorni la sanzione è ridotta a…), tutto…
Guardo gli scooter vicini, non vedo altri foglietti. Com’è possibile? Dopo alcuni minuti di sconcerto, prendo atto e torno a casa.
Ci sono rimasta veramente male, veramente, veramente male.
Capisco che a sentirsi così male è il mio orgoglio.
Cerco sul vocabolario l’etimologia del termine “orgoglio” e scopro che deriva dal provenzale antico e a sua volta dal germanico “urgoli” con il significato di “gran pregio”.
La definizione che ne dà il dizionario è “esagerata valutazione dei propri meriti e qualità”.
Nonostante tutto il lavoro di ricerca che faccio su di me, il mio processo di crescita personale, l’analisi e l’osservazione cui mi sottopongo, mi rendo conto che in me la
distinzione tra “giusto” e “sbagliato” è molto attiva. Ci sono i comportamenti “giusti” e quelli “sbagliati”, quella cosa va bene e quell’altra non va bene.
Nonostante tutto il lavoro che faccio per sospendere il giudizio, il giudizio è molto presente in me.
Se mi sento orgogliosa di me, significa che penso di avere dei pregi che gli altri non hanno. Già che io pensi che i miei comportamenti sono “pregi”, già sto dando un giudizio morale, mi sto elevando al di sopra degli altri.
Se penso che sia giusto comportarsi in un certo modo, mi ci comporto. Non per questo mi lodo. Se mi lodo vuol dire che ho bisogno di distaccarmi, di elevarmi al di sopra di altre modalità che considero meno nobili.
Questo evidentemente è un mio problema. Non il comportamento in sé, ma l’intenzione profonda con cui lo metto in atto. Dimostrare che sono “brava”.
Penso di essere tanto brava, tanto attenta, tanto diligente e mi danno una multa!
Se ci credessi veramente nel per-ché (nel senso di: a che scopo) faccio le cose come le faccio, non mi darebbe così fastidio.
Se io parcheggiassi “bene” con l’unica intenzione di non creare disagio, non mi darebbe così fastidio che un vigile mi segnali che ho commesso un’infrazione.
Perché io HO commesso un’infrazione.
Ma io voglio il riconoscimento, l’approvazione, il “bel voto”. E qui, invece, mi arriva un bell’insufficiente!
L’altro aspetto che vedo emergere mentre scrivo riguarda il tema della “sanzione”.
Ma di questo vi parlerò nel prossimo articolo…