Eccomi di nuovo in Grecia, la mia meta preferita per le vacanze estive.
Sono in un’isoletta nel mar Ionio, molto verde, poco (si fa per dire) turistica e con una quantità di gatti randagi che non ho mai visto in tutta la mia vita!
L’isola è letteralmente piena di gatti randagi. Sono ovunque: in spiaggia, in strada, nei locali e … nei cassonetti dell’immondizia. Sono tantissimi, per la maggior parte sotto l’anno di età, sono magri, a volte malati ma soprattutto sono affamati e alla continua ricerca di cibo.
Il luogo dove ce n’è di più sono i ristoranti. In qualsiasi ristorante io vada ci sono gatti che girano fra i tavoli in attesa che qualcuno gli dia un po’ di cibo.
Per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno: in media due/tre gatti per tavolo, che si aggirano e chiedono cibo.
Per me che adoro gli animali è veramente dura.
Così, mi ritrovo spesso a cenare con un piatto di sardine alla griglia (buone!) che condivido con almeno un paio di felini. Ma arriviamo al dunque. L’episodio da cui voglio partire oggi accade per l’appunto una sera in un ristorante.
Una sera in un ristorante.
E’ la prima volta che ci vado: è un bel ristorante, direttamente sul mare. I tavoli sono proprio a pochi metri dall’acqua, sulla spiaggia, che è di ciotoli e ghiaia.
E’ un bel ristorante, dicevo, piuttosto elegante e curato e … ci sono meno gatti di quanti ne veda di solito.
Mi concedo dunque qualcosa di diverso dalle sardine: un’insalata di mare e una zuppa di pesce. Davvero molto buone!
Il fatto accade quando ormai sono alla fine della cena e sto per andarmene.
Mentre sto aspettando il conto vedo a una decina di metri da me avanzare un gatto grigio: è adulto, non magro (!), maschio. Si aggira calmo fra i tavoli poi vede qualcosa, si blocca, abbassa le orecchie, si acquatta a terra e comincia ad agitare la coda. Seguo il suo sguardo e vedo arrivare un altro gatto, adulto anche lui, bianco e rossiccio.
Il gatto grigio sembra davvero nervoso e pronto ad azzuffarsi. Sbatte la coda per terra, si gira per seguire il suo avversario, lo punta… In quel momento gira la testa e vedo che ha una ferita dietro un orecchio.
Fortunatamente il gatto bianco e rosso non sembra altrettanto bellicoso, rimane calmo, avanza piano e si tiene distante. Si allontana senza che ci siano scontri.
Anche il gatto grigio si rilassa, si rialza e si avvicina ad un altro tavolo emettendo un miagolio di richiesta.
Lo vedo meglio ora. E’ vero, non è denutrito, però si vede che è uno che lotta e si azzuffa. Ha questa ferita dietro l’orecchio e anche il muso non sembra messo tanto bene.
Quando miagola i commensali lo vedono e un uomo, di fronte a lui, fa un gesto con la gamba come per dargli un calcio (solo il gesto, non lo colpisce). Il gatto capisce e si allontana rapido.
Si allontana di diversi metri e si viene a mettere dal lato dove mi trovo io. Si siede su uno scoglio, a due/tre metri dal mio tavolo e inizia a pulirsi gli occhi con una zampina.
Ed ecco: ci sono due bambine, di una decina d’anni d’età, che stanno giocando in riva al mare. Sono distanti dal gatto, diversi metri. Probabilmente hanno assistito alla scena, non ne sono sicura. Una di queste va verso il gatto, raccoglie una manciata di ghiaino da terra e la tira addosso al gatto.
Il gatto scappa via.
Io, che sono già in piedi e me ne sto andando, quando vedo cosa fa la bambina le grido “Ehi! No!!”.
La bambina si blocca e mi guarda per qualche secondo, poi si gira, va dalla sua amichetta e le bisbiglia qualcosa all’orecchio. Si allontanano.
Io rimango qualche istante in piedi ferma, col batticuore, agitata.
Perché??!
Non è per le conseguenze. Il ghiaino è fine e non gli arriva nemmeno del tutto addosso. Il gatto è lesto e si scansa subito.
E’ che non c’era motivo…
Il gatto non le stava facendo nulla, forse non l’aveva nemmeno vista e ad ogni modo era distante da lei. Di fatto è lei che è andata verso il gatto, non il gatto che è andato verso di lei. Non era nemmeno insieme alle persone del tavolo che lo aveva mandato via poco prima. Sono scioccata. Mi sembra un gesto di una cattiveria così inutile e gratuita…
Mi addolora così tanto che continuo a pensarci per giorni e non voglio più tornare a cena in quel ristorante nelle sere successive, nonostante avessi mangiato davvero bene.
Un episodio che mi rovina la vacanza
E’ un episodio che mi rovina la vacanza. Il magone che stavo covando da giorni esplode tutto insieme.
Ma che posto è questo?! Com’è possibile che nessuno faccia niente per questi animali?! Che non ci sia un progetto per contenere le nascite, per limitare il randagismo…
Com’è possibile anche che i ristoratori permettano che all’interno dei loro locali ci siano animali malati o aggressivi..?!
Al tempo stesso, ho la sensazione che nella mia reazione ci sia stato qualcosa di eccessivo. La mia voce, quando mi sono rivolta alla bambina… ho gridato. Non era solo un’esclamazione per fermarla.
Inoltre è stato il primo e unico episodio del genere durante tutta la vacanza. Se è vero che ho visto centinaia di randagi affamati, è anche vero che ho visto molte persone dargli da mangiare e diversi bambini accarezzarli ed essere gentili con loro.
Giusto qualche sera prima era accaduto un altro episodio, del tutto opposto (e complementare) a quello della bambina e del gatto grigio.
Ero a cena in un altro ristorante e due bambini, gemelli, si sono accorti di un gattino bianco e nero che gironzolava fra i tavoli. Non solo hanno iniziato a prendere pezzi di pesce dai piatti dei loro genitori e a darglieli, ma si sono messi a girare tra i tavoli degli altri clienti guardando se poteva esserci qualcos’altro da dar da mangiare al gatto!
Questo episodio mi aveva molto divertita e anche rincuorata, ma non con la stessa intensità con cui mi sono sentita colpita dall’episodio con la bambina. C’é un detto:
“Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”.
PERCHE’?
Perché il negativo mi colpisce più del positivo? Perché un gesto negativo conta di più e cancella un gesto positivo?
Di questo vi parlerò nella seconda parte. Vi aspetto, a presto!