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Sappiamo ricevere?

Può sembrare una domanda strana. Addirittura assurda. “E’ ovvio che so ricevere..! Il problema è che non ricevo! Io do agli altri, ma gli altri a me non danno un decimo di quello che do io!”.

Invece secondo me non è affatto ovvio saper ricevere.

Avete presente quando fate un regalo a qualcuno e vi sentite rispondere “Ma non dovevi..!!”.
Io rispondo: “Lo so che non dovevo. Non l’ho fatto per dovere, l’ho fatto per piacere”.

Nel mio lavoro ascolto spesso persone che si concentrano e si focalizzano su tutto quello che non hanno e su tutto quello che non funziona. Soffrono, protestano, si lamentano di come stanno andando le cose e affermano che vorrebbero cambiare e dare una svolta alla loro vita.

Ragionando su quello che gli succede, può essere che inizino a osservare le varie situazioni da un punto di vista diverso e che, da questa prospettiva, si rendano conto che la loro vita potrebbe cambiare e migliorare se loro iniziassero a mettere in atto comportamenti diversi.

A quel punto accade talvolta una cosa tanto incredibile quanto paradossale. Ovvero: le persone si spaventano all’idea di poter stare meglio.

Le persone si spaventano all’idea di poter stare meglio.

Può sembrare incredibile, ma è così.

Mi ci è voluto del tempo per realizzare questo ma, da quando me ne sono resa conto, molte situazioni che erano bloccate si sono sbloccate. Molte condizioni inspiegabili si sono spiegate. E molti cambiamenti irrealizzabili si sono realizzati (o perlomeno si sono avviati). Saper ricevere non è affatto scontato.

Dal mio punto di vista si scontra con una paura e con una credenza.
La paura è quella di doversi impegnare per raggiungere e mantenere il cambiamento.
La credenza è quella della non meritevolezza.

Per ricevere dobbiamo essere aperti. Per essere aperti dobbiamo essere forti, perché essere aperti implica essere esposti e dunque vulnerabili. Può succedere che riceviamo qualcosa che ci è sgradito, qualcosa che non ci piace o addirittura che ci addolora. Qui possiamo capire la paura ad essere aperti e, appunto, recettivi.

Ma come spiegare questo quando quello che riceviamo ci arricchisce o ci fa progredire? Ricordate l’esempio del regalo che ho fatto all’inizio. Ti porgo un dono e tu non lo vuoi…

Come spiegare questo? Io me lo spiego (e ve lo spiego) con un esempio. Immaginate di vivere in un monolocale e di soffrire del fatto di avere poco spazio, poca luce, di non avere un balcone e di tutti i rumori che arrivano dalla strada. Immaginate ora di vivere in una casa con tre camere da letto, una cucina abitabile, un soggiorno, due terrazzi e tutto quello che volete voi. Quale dei due vi costa di più da mantenere?

Diciamo il secondo, giusto? Costa di più da acquistare o da affittare, le spese per riscaldarlo e illuminarlo sono maggiori, ci vuole più tempo per pulirlo, ecc.
E’ più grande, più bello, più accogliente, più confortevole e… più impegnativo da mantenere.

Penso che abbiate capito…Una vita migliore, un lavoro migliore, un fisico più in forma, relazioni più appaganti richiedono cura, impegno, maggiori responsabilità, più lavoro, più energie. Saper ricevere implica saper sostenere tutto il buono che arriva. Saperlo intrattenere, curare, mantenere.

Per fare questo abbiamo bisogno di essere forti, presenti a noi stessi, equilibrati. Tutto questo richiede lavoro e impegno personale.

Dall’altra parte nutriamo una radicata credenza nella non meritevolezza.

Non crediamo veramente di avere diritto ed essere meritevoli di ricevere per noi stessi. Ci viene insegnato che, per ricevere, dobbiamo dare. Allora noi diamo, sperando di ricevere. Ma quando diamo per ricevere, non stiamo veramente dando. Stiamo facendo una manovra di scambio (peraltro non esplicita). Stiamo manipolando. Stiamo cercando di far andare le cose come noi vogliamo che vadano.

Ed è qui che diamo, ma non riceviamo.

Ricevere è “prendere di ritorno”. Noi aspettiamo il ritorno, che però non arriva. Perché il ritorno non può arrivare dall’altro. Questo è il nostro errore.

Ho ciò che ho dato” affermava Seneca.

Quando dono, ricevo ciò che ho dato. Qui non c’è differenza tra donare e ricevere. Per donare, donare davvero e così poter ricevere, il cuore deve essere aperto e il mio Adulto forte e coraggioso.

Cuor di leone, si dice. Sentire di volerci essere per il solo piacere di esserci.

Il cuore ha bisogno di essere forte per sostenere questa carica di energia, per tollerare questa presenza, questa stabilità, questo equilibrio, questo senso di potere personale. Per accogliere la vita!

“Lo faccio per me”

Se sentiamo che stiamo ricevendo, allora sappiamo che abbiamo donato. Se ci sentiamo sfruttati e defraudati, allora non abbiamo donato, abbiamo dato sperando di riavere.

Se non ci sentiamo di dare, non diamo. Non è egoismo. E’ onestà: non stiamo cercando di mostrarci migliori di quello che siamo. E, in questo modo, stiamo offrendo comprensione e riconoscimento a una parte di noi che fino a quel momento abbiamo rifiutato e giudicato. Proviamo a ricevere questi doni.

“Nella vita non raccogli ciò che semini. Raccogli ciò che curi”.

(Charles Schulz)