Per rispondere a questa domanda, poniamoci subito un’ ulteriore domanda:
in che modo lo stress, che è qualcosa che noi viviamo a livello psicologico, emotivo, nei nostri pensieri e stati d’animo, può avere conseguenze concrete sulla nostra salute, sul nostro corpo fisico?
Nel corso del tempo, un sempre maggior numero di studi e di ricerche si sono occupati di cercare una risposta a questa domanda e sempre più numerosi sono gli autori che sostengono la tesi secondo cui un sintomo fisico è determinato da un complesso di fattori, un complesso intreccio di variabili, non solo fisiche, genetiche ed ereditarie ma anche psicologiche ed emotive, che si intrecciano tra di loro e danno luogo a una manifestazione fisica nel nostro organismo, come un sintomo o una malattia.
Psiconeuroendocrinoimmunologia
Da alcuni anni, in particolare, si è andata sviluppando una nuova scienza, la PsicoNeuroEndocrinoImmunologia o PNEI, che indaga le relazioni che si creano tra la mente, intesa come una componente funzionale del cervello e i sistemi che mantengono l’equilibrio omeostatico dell’organismo: il sistema nervoso autonomo, il sistema immunitario e il sistema endocrino, nonché le implicazioni che queste interazioni comportano per la salute dell’organismo.
Questi tre sistemi (neurologico, endocrino e immunitario) mettono in relazione l’organismo con il mondo esterno e la loro funzione è di valutare se le componenti ambientali sono innocue o sono nocive, il che è fondamentale per l’adattamento dell’organismo all’ambiente.
Grazie alle sue ricerche, la PNEI sta fornendo nuove spiegazioni e una nuova comprensione dei fattori che intervengono nell’interazione fra i diversi sistemi che mantengono l’omeostasi. Tra questi fattori, oltre a quelli ereditari, vengono considerati anche i fattori ambientali, lo stile di vita, le emozioni, i fenomeni psicologici e le caratteristiche della personalità.
Ma già negli anni 30 del secolo scorso il fisiologo Hans Seyle, che fu colui che maggiormente contribuì ad approfondire il concetto di stress, coniò il termine “Sindrome generale di adattamento” per descrivere l’insieme di cambiamenti e variazioni che si verificano all’interno dell’organismo ad opera dei sistemi nervoso, endocrino e immunitario di fronte ad uno stress. Nella fase iniziale, detta di Allarme, viene percepito un fattore stressante e il sistema nervoso si attiva allo scopo di mobilitare le energie per affrontarlo; nella fase intermedia, detta di Resistenza, l’organismo si attiva per redistribuire le energie evitando attività in quel momento inutili; nella fase conclusiva, detta di Esaurimento, se la situazione stressante permane, l’individuo perde la sua capacità di adattamento e di gestione della situazione. Tale esaurimento può favorire la comparsa di malattie.
Ancora prima di lui, il fisiologo Walter Cannon, considerato il padre della Psicosomatica, coniò il termine “omeostasi”, riferendosi alla capacità dell’organismo di mantenere un equilibrio interno relativamente stabile nonostante i cambiamenti nel mondo esterno.
Prendiamo ora spunto da una frase che tutti conosciamo e che abbiamo sentito chissà quante volte, ovvero una citazione di Giovenale “Mens sana in corpore sano”. Mente sana in corpo sano. Credo che poche persone la confuterebbero.
Ora, se è vera in questo senso, deve essere vera anche nel senso opposto.
Se in un corpo sano c’è una mente sana, in un corpo malato ci dev’essere una mente malata. Che cosa intendiamo con una mente malata?
Lasciamo subito da parte qualsiasi disquisizione sulla malattia mentale e sui disturbi mentali classificati e diagnosticati.
Per rimanere terra a terra e parlare semplice, io direi che la mente è per così dire malata quando viviamo in uno stato di incoerenza.
Penso una cosa, ne sento un’altra e ne faccio una terza ancora.
Facciamo un esempio.
Sento che “non ho nessuna voglia di chiamare mia madre o di parlare con lei ” ma penso che “una brava figlia chiama sua madre e si occupa di lei”. Dunque la chiamo/le rispondo quando lei mi chiama. Man mano che i minuti passano e la ascolto, l’irritazione dentro di me cresce finché sbotto e le dico “Ti ho detto mille volte di non chiamarmi mentre lavoro!” oppure “Prima vuoi che ti chiami e poi non fai che criticarmi!”.
Questo piccolo esempio di incoerenza, ripetuto, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, mi può portare verso la “malattia”, verso un sintomo. Ad esempio a sviluppare un mal di stomaco “Non mi va giù quello che mi dice e come mi tratta! Non lo “digerisco””, oppure l’inizio di una sordità “Non ne posso più di starla a sentire!”, oppure di una difficoltà a respirare “mi manca l’aria quando sto con lei!”.
L’organismo di ognuno di noi risponderà alla situazione (allo stress) in un modo soggettivo e peculiare, ma l’effetto sarà sempre quello di sviluppare un sintomo (una risposta) in reazione al fattore stressante che ci aiuti ad affrontarlo.
Può sembrare un paradosso, ma è così. Il sintomo risponde alla situazione per quello che la persona non è in grado di fare.
Non riesco a far tacere mia madre o a smettere di starla a sentire, dunque l’organismo, in base al mio vissuto soggettivo di questo stress si attiverà per: attivare i succhi gastrici per poter digerire una situazione in-digeribile e indigesta; chiudere il canale uditivo per non sentire la sua voce; ridurre la respirazione per non dover inalare un’ atmosfera “tossica”.
Ci rendiamo conto ora che il sintomo è un elemento importantissimo per la nostra salute. E’ la spia che si accende sul cruscotto dell’auto per indicarci che qualcosa non va nel motore. Quando accade questo, sappiamo che dobbiamo fermarci e portare l’auto dal meccanico per individuare il problema e risolverlo. Il meccanico sa perfettamente che il problema non è la spia accesa e va subito nel vano motore a vedere quello che succede.
Curiosamente, quando la spia è un sintomo fisico, quello che facciamo è cercare un rimedio per spegnere la spia e continuare ad andare avanti. Come se il problema fosse la spia. Ma la spia non è il problema!
Abbiamo bisogno di renderci conto che i nostri sintomi, i nostri problemi di salute non sono nostri “nemici”, tutto il contrario. Ci vengono ad indicare che qualcosa non va. E siccome l’essere umano è un tutt’uno, mente-corpo-emozioni… abbiamo bisogno di guardare a quello che sta succedendo nella nostra vita nel suo complesso, non per compartimenti stagni.
Avendo fiducia che dove c’è il problema, c’è anche la soluzione.