Avete presente il detto “Dio li fa poi li accoppia?” o anche “Le due metà della mela”?
Sono modi di dire che rendono l’idea di quanto ci sentiamo attirati da quello che è tutt’altro da noi,
che sia in positivo o in negativo. Che sia per cambiare l’altro o per cambiare io grazie all’altro.
Il termine stesso lo dice: “coppia” infatti deriva dal latino copula, composto da -co- e -apere- con il
significato di “attaccare”.
In meccanica è “l’insieme di due organi che si mantengono a contatto nel moto” e anche “il sistema di due forze di uguale intensità che agiscono secondo la stessa direzione lungo rette di azione distinte e in senso inverso, provocando rotazione”.
Questo lo vediamo continuamente nel quotidiano. Conosciamo tutti coppie i cui componenti sono
“come il giorno e la notte” e si battibeccano di continuo; così come possiamo osservare che quello
che ci ha attratti verso il nostro partner all’inizio può diventare dopo un po’ fonte di critiche e di
fastidio.
Ad esempio: se io sono una persona molto tranquilla, amante della solitudine e dello stare a casa
potrei sentirmi attratta da una persona piena di vita, socievole e attiva. Questo all’inizio mi
affascinerà molto, “mi darà quello che mi manca”. Ma dopo un po’ comincerò a sentirmi “in crisi” e
a ritenere eccessiva tutta questa vitalità e socievolezza.
Ognuno di noi rifiuta una parte di sé, che proietta nell’altro e in questo modo si riunisce con sé stesso. Non possiamo, infatti, vivere lontano da noi stessi.
Questo è davvero ciò che ci ostacola e ci spaventa maggiormente all’idea che la coppia si separi.
Perdere e separarsi da una parte di noi. Tranquillizziamoci, perché questo è impossibile.
Se il mio partner è una persona determinata, che raggiunge sempre gli obiettivi che si prefigge e io
invece mi scoraggio facilmente, la soluzione non è “stare con lui/lei perchè io da sola non ce la
faccio e ho bisogno di lui” ma sviluppare io maggiore determinazione ed assertività.
Il fatto stesso che io sia attirata dalla sua determinazione mi segnala che quella caratteristica è in
me, ma io ho imparato a reprimerla, magari per assecondare un genitore che aveva bisogno di una
figlia sottomessa.
La crisi di coppia mi segnala una crisi dentro di me
La crisi di coppia mi segnala una crisi dentro di me. Se io mi sento in crisi con il mio partner o se il
mio partner si sente in crisi con me, c’è bisogno di un passaggio.
Il passaggio è sempre al mio interno. Può essere che il mio partner sia pronto in quel momento per
compiere lo stesso passo, oppure no.
Chiedere all’altro di cambiare è sempre una manipolazione.
Certamente possiamo chiederlo, ma davanti al rifiuto dell’altro la palla passa di nuovo in mano
nostra. E’ a noi stessi che dobbiamo chiedere: sono pronto per cambiare? Per cambiare atteggiamento, credenze, comportamenti, valori, mentalità, abitudini…
Se mi sento pronto, perché continuo a stare con qualcuno che non lo é, perché mi sto trattenendo dal
fare il passo che vorrei fare? E se non mi sento pronto, assumo su di me il fatto che sono io che non mi sento pronto, senza accusare l’altro e volere che l’altro mi capisca.
In un modo o nell’altro, siamo sempre e soltanto di fronte a noi stessi. E, se non sappiamo quello che c’è al nostro interno, é sufficiente che guardiamo fuori, verso l’altro, che ci fa da specchio. Allora sapremo.
A quel punto, se quello che vediamo non ci piace, secondo voi cosa potremmo fare? Sistemare
l’immagine allo specchio o sistemarci noi?