La mente è un apparato meraviglioso. Esistono strutture psichiche che si sviluppano con il preciso compito di aiutarci a stare nel mondo nel migliore e, a volte, nell’unico modo possibile. La terapia della Forza Vitale le definisce così:
1. I Sottosé.
I Sottosé sono sovrastrutture psichiche che si formano nel corso dello sviluppo con la finalità di proteggere il Sè. Il Sè è il nucleo autentico, originario, esclusivo di ognuno di noi.
Potremmo dire che il mio Sè è chi io sono veramente. A seguito dei traumi e delle ferite che tutti noi viviamo nel corso della nostra infanzia, sviluppiamo delle parti – qui definite Sottosé – che hanno il compito di difenderci e aiutarci ad affrontare le prove della vita. L’obiettivo è quello, idealmente, di non sentire più dolore o quantomeno di sentirlo il meno possibile.
Così, quando dobbiamo prendere una decisione e pensiamo “Da una parte farei questo… ma dall’altra farei quest’altro….” i nostri Sottosé si sono attivati e parlano tra di loro per farci prendere la decisione migliore, quella giusta per noi, quella con minori conseguenze negative.
I Sottosé possono avere vari nomi: parti di noi, difensori, diavoli… In ogni caso, sono resistenze. Resistenze che lottano contro il rischio di venire feriti di nuovo.
Alexander Lowen, fondatore dell’Analisi Bioenergetica, scrisse che “lottiamo così tanto nella vita, che lottare, per noi, diventa una seconda natura”. Lottiamo per non soffrire più ma il paradosso è che alla fine, soffriamo della lotta. Riconoscere la forza che è in noi è fondamentale per renderci conto che possiamo vivere bene anche lottando un po’ meno.
2. Il valore delle resistenze.
Le Resistenze (dette anche Sottosé, difensori, diavoli) hanno un ruolo importantissimo nelle nostre vite. Si attivano e lottano strenuamente per difenderci dall’eventualità di soffrire di nuovo. Non è che riescono a privarci del tutto della sofferenza (come ben sa ognuno di noi!) ma fanno del loro meglio per limitare i danni e comunque, in ogni caso, per non farci risentire quel dolore originario che ognuno di noi ha provato da bambino e che gli ha spezzato il cuore.
Il problema è che per difenderci, ci intrappolano. Per proteggerci, ci limitano.
Così, iniziamo a battagliare contro di loro (e dunque contro noi stessi). Vorremmo vivere, fare esperienze nuove ma abbiamo paura e non osiamo. Cominciamo così a lottare contro la nostra paura, giudicandola stupida, irrazionale, sbagliata e non rendendoci conto che, così facendo, la rinforziamo ancora di più. Lottiamo contro le voci dentro di noi che ci dicono che quella cosa non ci serve o che non ne saremo capaci, non rendendoci conto che più ci lottiamo contro, più queste parti si rafforzano nella loro attitudine difensiva. Le nostre parti, ciò che siamo diventati, non si possono – e non si devono – eliminare. Non sono contro di noi, anche se ci proteggono così tanto che non ci lasciano vivere.
I sottosé hanno bisogno di essere riconosciuti, onorati ed energizzati.
Sono infatti parti che hanno tantissima energia, tantissima forza: la forza dei nostri genitori, dei nostri fratelli, nonni, insegnanti… tutti gli adulti con cui siamo cresciuti e che ci hanno educato e formato.
L’energia di queste parti, quando viene riconosciuta, onorata ed energizzata, ritorna disponibile per
il nostro Adulto, l’unica parte che può guidare e accompagnare il nostro Bambino Naturale proteggendolo sì, ma accompagnandolo a vivere.
Ci hanno insegnato a “fare buon viso a cattivo gioco” e ad accettare quello che non vorremmo accettare “per quieto vivere”. Ma quello che proviamo dentro di noi resta, anche se non lo mostriamo. E pesa.
3. Il peso della negatività.
La negatività si forma quando i sentimenti negativi non vengono espressi. La rabbia, in sé, non è negativa, né è detto che diventi negatività. Se viene espressa non volge in negatività. Ma se rimane inespressa e continua a covare dentro di noi, allora sì che diventa negatività. Il fastidio, l’irritazione, la delusione, la paura… devono poter trovare uno spazio di ascolto e di espressione, altrimenti, per così dire, fermentano al nostro interno, creando rancore, risentimento, odio, desiderio di vendetta, ma anche dimenticanze, sbadataggini, piccoli incidenti…tutti segnali di negatività.
“E’ la terza volta che manchi all’appuntamento! E non mi avverti nemmeno!”
“Scusami, sai, me ne sono proprio dimenticata… ho tante cose per la testa…”.
Quello che mi sta succedendo in una situazione del genere è che sto provando dei sentimenti negativi nei confronti di qualcosa attinente all’appuntamento con quella persona, ma non ne prendo atto, non li riconosco.
Forse quella persona non mi piace, forse non voglio parlare di un certo argomento… però non mi permetto di dirlo, perché non sta bene, perché in fondo cosa mi costa, perché penso che non sia giusto…
Però i sentimenti negativi ci sono e lavorano anche al di là della mia coscienza e della mia consapevolezza. La negatività impatta e intacca i rapporti umani in modo deleterio. Non ci permette di essere noi stessi, onesti con noi stessi e con gli altri.
Così come i nostri difensori non sono contro di noi, così le emozioni negative non sono contro di noi. I sentimenti negativi hanno bisogno di trovare espressione tanto quanto quelli positivi. Dargli riconoscimento e un’espressione opportuna aiuta a rilasciare tensione, ad avere meno paura e a sviluppare maggiore assertività come Adulti. In definitiva a diventare Adulti più forti, liberi e onesti.