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Questo è l’apprendimento più importante, per me, non solo per la mia professione, ma per la mia vita. La prima cosa che tutti, credo, abbiamo bisogno di iniziare a fare.


1. Sospendere il giudizio

Siamo abituati a pensare in termini di giusto/sbagliato, bene/male, positivo/negativo, ragione/torto.

Quando ragioniamo in questo modo automaticamente dobbiamo “prendere posizione” e fare la cosa “giusta”. Ma giusta per chi? O per cosa?

La nostra idea di giusto e sbagliato dipende dalla nostra percezione, dai nostri valori, dalle nostre idee, dalle nostre esperienze. In definitiva, dal nostro passato. Ciò che era giusto per i miei genitori potrebbe non esserlo per me. E ciò che è giusto oggi potrebbe non esserlo domani.

Sospendere il giudizio e osservare le cose in maniera più oggettiva ci permette di imparare a ragionare con la nostra testa, sviluppando un nostro criterio, guadagnando libertà.

Portare luce là dove mi sembrava che ci fosse solo buio è stata una rivelazione.
Questo è stato possibile quando ho scoperto cosa si intende con…

2. La complementarietà

La complementarietà si può spiegare così: come pensate che vi sentireste se la tristezza sparisse dalla vostra vita? Allegri? No… perché se non esistesse più la tristezza, non potrebbe esistere più nemmeno l’allegria. Se non sapessimo cos’è essere tristi, non potremmo sapere cos’è essere allegri.

Se la notte non fosse buia, come potremmo vedere brillare le stelle? Il mondo si fonda su polarità complementari: la notte e il giorno, la luce e il buio, l’alto e il basso, il pieno e il vuoto…

Non sono opposti, sono complementari, ovvero: punti lungo un continuum che, toccandosi, si riuniscono e ricompongono l’unità. Senza i problemi, non potremmo crescere ed evolvere.

“Le parole sono pietre”, recita il titolo di un libro. Le parole che usiamo sono determinanti rispetto a come viviamo un evento. Esiste un linguaggio che ci aiuta in questo ed è:

3. Il linguaggio descrittivo

Così come pensiamo, parliamo. Siccome giudichiamo e interpretiamo, il nostro linguaggio è molto simbolico. Diciamo cose come “Va tutto male!” – Tutto cosa? Tutto, proprio tutto? Cosa vuol dire male? Cosa accade esattamente? Male per chi o rispetto a cosa?-.

Spesso, quando rispondiamo a queste domande, finiamo per renderci conto che non va proprio tutto male e possiamo ridimensionare come ci sentiamo. Usare un linguaggio descrittivo è importantissimo per evitare di cadere in pregiudizi, preconcetti e interpretazioni che decidono come dobbiamo vivere una determinata situazione.

Dire “Non ho superato il test di ammissione al corso” è diverso dal dire “Va tutto male”. Descrivere un fatto implica rispondere a domande come: Chi? Cosa? Quando? Dove? A che scopo? In che modo?

Nel sito trovate parecchio materiale sul tema della “Proiezione”, un meccanismo di difesa che tutti utilizziamo. Ma non è mai troppo! Ecco un altro spunto:

4. Riprendersi le proiezioni

La proiezione è un meccanismo di difesa per cui io non riconosco un certo comportamento o atteggiamento in me, ma lo vedo negli altri. E’ la base su cui si fonda il giudizio: è l’altro che si comporta male, io mi comporto bene. La colpa è sua e non mia.

Questo modo di pensare ci dà un’illusione di benessere ma ci obbliga a ragionare sempre in termini di colpa, a vedere gli altri (a volte molti altri) come nemici e dunque a dover lottare sempre.
Ci difende, ma ci intrappola.

Anziché in termini di colpa e di punizione, è importante iniziare a ragionare in termini di errori e di correzione. Anziché in termini di lotta e di “uno contro l’altro”, è importante iniziare a ragionare in termini di unitarietà tra me e gli altri e renderci conto che il mondo esterno è sempre e soltanto un riflesso del mio mondo interno.

Questo cambio di mentalità ci permette di accettarci di più per come siamo, nel negativo e nel positivo, provando a cambiare per quanto ci è possibile i comportamenti che ci limitano. Non possiamo cambiare gli altri, ma possiamo cambiare noi stessi.

Non siamo soli. Molte generazioni sono venute prima di noi e altrettante ne verranno. Chi viene prima lascia insegnamenti a chi viene dopo. Un bagaglio di conoscenze immenso. Di questo vi parlo nell’ultimo punto:

5. Il transgenerazionale

Il nostro modo di vivere e di vedere la vita non nasce con noi, ma si sviluppa e si forma nel corso della nostra esistenza e in particolare della nostra infanzia a partire dagli insegnamenti e dalle esperienze che facciamo all’interno della nostra famiglia e della comunità nella quale cresciamo.

Il clan fa tesoro delle esperienze passate e le trasmette alle generazioni future, perché ne tengano conto.

A volte, però, informazioni e insegnamenti che sono stati molto utili o addirittura vitali in passato ora non servono più o addirittura sono limitanti o controproducenti. Non di meno, continuiamo a crederci e a tenerne conto quando dobbiamo prendere decisioni. E nonostante gli effetti si rivelino negativi, non cambiamo strategia, ma continuiamo ad applicare quella e sempre quella, perché “Si fa così! Perché di sì, perché si è sempre fatto così!”.

Non ci interroghiamo su cosa stiamo facendo e sul perché lo stiamo facendo, ma obbediamo ad un mandato. Il condizionamento sulle nostre vite delle credenze che ci vengono tramandate è potentissimo.

Non si tratta di gettarle alle ortiche o di giudicarle obsolete o sbagliate, ma di considerarle e usarle con criterio, decidendo volta per volta, valutando la situazione concreta.

Si tratta di imparare a ragionare sviluppando un nostro criterio.