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Dare limiti è qualcosa che costa a molte persone. Dare limiti in maniera adulta, intendo.

Questa difficoltà, secondo me, è alla base della tendenza che abbiamo un po’ tutti a prendere una posizione e a mantenerla indipendentemente dal momento, dal contesto, dalla situazione.

Mi riferisco a quella tendenza per cui o io dico sempre di sì, oppure dico sempre di no. O sono sempre permissiva, o sempre rigida. O sempre seduta, o sempre in movimento. O sempre da sola o sempre con gli altri.

Ognuno di noi, infatti, ha una tendenza, una posizione, un atteggiamento che adotta,

indipendentemente da tutto. Semplicemente perchè per ognuno di noi quella è la cosa giusta, la cosa che va fatta. E’ una decisione presa a priori, a partire da un principio più che in base a considerazioni su dati di fatto.

A mio modo di vedere questa rigidità si fonda sull’idea che, se non facessimo più quella tal cosa nel tal modo, la faremmo sempre e solo in tutt’altro modo (che, per noi, è quello sbagliato).

Se non fossi più così ordinata, sarei disordinatissima!
Se comincio a mangiare un dolce, poi non smetto più!
Se mi prendo un giorno di pausa, poi non voglio più andare a lavorare!

O tutto, o niente. O sempre, o mai.

Per il solo fatto di ragionare in questi termini, è evidente che non concepiamo l’idea (e il valore) del limite. Tutto, niente, sempre, mai sono, infatti, valori assoluti, senza termini di continuità. Non ci rendiamo conto che il problema è proprio pensare nei termini di “o tutto o niente, o bianco o nero, o sì o no”.

Ma è ovvio che, se mi piacciono i dolci e non mi permetto mai, mai e poi mai di mangiarne, se comincio a mangiarne uno poi non mi fermo più!

Potersi muovere dagli estremi e spostarsi lungo l’asse, in questo caso della golosità, richiede la capacità di darsi dei limiti e un impegno molto maggiore che non inserire il pilota automatico!

Il limite è il confine. Fin qui sì, dopo di qui, no. Fin là così, oltre, cosà. Dare limiti implica inserire delle interruzioni all’interno di un processo e invertire la direzione in modo netto.

“Mangio un biscotto… poi un secondo… poi un terzo, un quarto, un quinto e poi… adesso basta! Chiudo la scatola e la metto via!”. E’ un cambio radicale.

Per questo motivo dare limiti è prettamente un’abilità dell’Adulto. Richiede grande presenza, capacità di autocontrollo, senso della disciplina, molta fermezza. Ma anche generosità, morbidezza, tolleranza, senso di fiducia, pazienza, molta lungimiranza.

Solo il nostro Adulto può mettere in atto questo.

Le parti di noi che chiamiamo “i difensori”, infatti, sono parti che si sono sviluppate per difenderci. Sono loro che inseriscono, per così dire, il pilota automatico (la tendenza) “Non mangiare dolci, che sennò poi lo sai come va a finire!”. Oppure, all’inverso “Ma sì, mangiane quanti ne vuoi! Cosa vuoi che sia..!!”.

Sono capaci di fare sempre e solo una cosa sola, la stessa, sempre. Hanno, per così dire, una visione limitata della faccenda e agiscono con una finalità sostanzialmente protettiva. Ma non potenziante.

Per proteggerci, infatti, rimaniamo sempre fermi nello stesso posto.

Oltre a non essere un atteggiamento potenziante e adulto, questo modo di essere è anche manipolatorio, perchè agisce con l’obiettivo di renderci come noi pensiamo di dover essere: magri, attivi, indipendenti, belli, organizzati e via discorrendo.L’idea di come noi pensiamo di dover essere e di come noi vogliamo voler essere sta alla base anche della nostra resistenza a dare limiti agli altri.

Noi, infatti, vogliamo che gli altri ci vedano come noi vogliamo che ci vedano. Che pensino di noi quello che noi vogliamo che pensino di noi. Che provino per noi le emozioni che noi vogliamo che provino per noi.

Pensate a qualche situazione in cui sentite che vorreste dare un limite, pensate che sarebbe giusto e opportuno darlo, ma non lo date.

Pensate ora a che cos’è che vi frena. Credo che in molti casi la risposta sia qualcosa del tipo “Mi dispiace… non voglio che la persona ci rimanga male… non voglio che si arrabbi con me… non sarebbe più mio amico/a… in fondo non lo fa con cattiva intenzione… “.

Ci mettiamo a pensare a quello che la persona penserebbe o sentirebbe nei nostri confronti. E generalmente ci vengono in mente cose non piacevoli per noi. Così, per non incorrere nel giudizio altrui (che poi non è altro che il nostro) ci facciamo andar bene cose che non ci vanno bene per niente.

Nella seconda parte dell’articolo vi mostrerò come, per poter dare limiti senza sentirci in colpa, sia necessario sospendere il giudizio su molte cose e lasciarsi sorprendere…

A presto!