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E’ un’eventualità relativamente rara. Non sono molte le coppie che arrivano insieme. C’è sempre uno dei due che ha una spinta più forte. E non è detto che sia per sé stesso.

Ad esempio:
Tu hai bisogno di cambiare! Adesso andiamo dallo psicologo che ti aiuta a cambiare!”
Oppure “Io voglio che facciamo la terapia di coppia! Io ne ho bisogno e voglio che vieni anche tu!”. O ancora: “E’ il mio partner che ne ha bisogno, ma ha chiesto a me di chiamare”.

Quindi uno spinge e uno si fa spingere.

Chi spinge l’altro ci è dentro e ne ha bisogno più di quanto pensi.
Può essere il componente della coppia che non sente il bisogno, che non esprime mai il disagio, che “è forte”, che non chiede mai per sé, che è iper responsabile… è da verificare.

Chi si fa spingere e tirare dentro non sa dire di no e già questa è una grossa questione.

Quando la coppia arriva insieme io li tratto come un’unità: sono due individui naturalmente, ma un “corpo”, un’unità.
Ciascuno rappresenta una polarità e un aspetto complementare rispetto all’altro.
Dunque lavoro secondo il principio della proiezione (ciò che non mi piace o mi piace dell’altro è una parte di me che io rifiuto o che non mi permetto di esprimere) e secondo il principio della complementarietà, per cui non tanto gli opposti ma i complementari si mettono insieme per completarsi o, per meglio dire, per complementarsi.

Ad es. uno è perfezionista, l’altro è disordinato: sono i due estremi sull’asse del metodo e dell’organizzazione.
Quando siamo perfezionisti giudichiamo e rifiutiamo la parte di noi che è disordinata ma, siccome non possiamo eliminarla, la sposiamo! La sposiamo per riunirci con noi stessi.

Solo che non lo sappiamo e, al contrario, lo viviamo come una condanna e un’ingiustizia “Proprio a me doveva capitare un marito o una moglie così?! Io avrei bisogno di un marito o di una moglie cosà!”. Sì, proprio a me, perché sono io che ho bisogno di imparare a integrare un po’ di disordine, perché tutto questo perfezionismo è un eccesso e non mi lascia vivere.

Così come l’altro partner ha bisogno di integrare un po’ di ordine e di precisione nella sua vita, perché il disordine totale porta al caos.

La terapia di coppia in coppia, dunque, se affrontata con la disponibilità a mettersi in gioco può essere una grande e preziosa opportunità per conoscersi attraverso l’altro e per conoscere l’altro attraverso di noi.
Questo processo, indipendentemente dagli sviluppi e dalle decisioni che una coppia prenderà, sempre apporta onestà, sincerità e maggiore rispetto.
Che non sono poca cosa, soprattutto nel caso in cui si decida per una separazione e ci siano dei figli da continuare a crescere insieme.