Nel mio lavoro essere oggettiva, non avere giudizi, non proiettare, non avere opinioni è estremamente importante, direi che è fondamentale. Senza questo sguardo pulito sulla persona che ho davanti, non posso lavorare bene.
Ora, essendo io un essere umano, non posso pensare di riuscire a non formulare mai giudizi o non avere nessun preconcetto. Quello che posso e devo fare è esserne consapevole, rendermene conto e come si dice in gergo, riprendermi le mie proiezioni, ovvero andare a mettere in discussione le mie idee e le mie credenze e rendermi conto che provengono dalla mia storia.
Essere consapevole che le cose possono essere diverse da come le vedo io.
Per poter fare questo ho bisogno di basarmi su fatti concreti, comportamenti, situazioni specifiche.
Tutto ciò che riguarda affermazioni generiche, opinioni, generalizzazioni, interpretazioni, è fuorviante.
A noi tutti ci sembra di riportare i fatti così come sono andati veramente, ma vi assicuro che solo dopo un bel po’ che si fa questo esercizio ci si comincia a rendere conto che i nostri discorsi sono al 50% interpretazioni e al 50% giudizi!
Immaginate ora una persona che viene a fare una seduta, poi un’altra e poi un’altra ancora e mi parla del suo partner: di quello che fa, non fa, di quanto male lo fa, di come non la capisce, di quello che sbaglia….. e poi un giorno questa persona arrivasse in seduta.
Per quanto mi sforzassi di guardare questa persona per la prima volta sarei piena di preconcetti su di lei ancora prima di conoscerla.
Se già normalmente è difficile avere uno sguardo pulito, dopo che una persona ha parlato di un’altra descrivendola e giudicandola e attribuendole intenzioni e sentimenti e pensieri di ogni tipo, per me diventerebbe impossibile.
Non vedrei la persona in sè, vedrei il marito o la moglie del paziente che sto seguendo.
Questa mancanza di limpidezza verrebbe subito colta dal nuovo arrivato che potrebbe dire o anche solo pensare “Chissà cosa pensa di me… chissà cosa le avrà raccontato di me… io non sono come mi ha descritto…”
Al di sotto di tutto questo ci sono sentimenti di impotenza e un intento manipolatorio “Dottoressa, glielo porto così gli spiega come si deve comportare! Così si rende conto di quello che mi tocca vivere! Gli parli lei e gli dia una regolata!”.
Se è questo quello che sentiamo rendiamoci conto che, emotivamente, ci stiamo comportando come dei bambini che si sentono impotenti e hanno bisogno che un genitore intervenga in loro supporto.
La nostra parte adulta ha molto bisogno di rinforzarsi e di crescere, per poter avere un rapporto di coppia alla pari.