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Questa domanda “non ha risposta”.

O, per meglio dire, ce l’ha (parlandogli, incoraggiandoli, accompagnandoli…), ma non è detto che riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo. Dunque, proviamo a cambiare la domanda e a chiederci “A che scopo io voglio convincere i miei genitori a provare la terapia di coppia?”.


Proviamo poi ad andare un po’ al di sotto della prima risposta che ci verrà in mente “Perché litigano, perché li vedo infelici, perché mi dispiace…” e cerchiamo una risposta che abbia a che fare con noi, in prima persona.


Proviamo a vedere se c’è un bisogno nostro qui, legato al fatto di avere vissuto o di stare tuttora vivendo in mezzo a conflitto, litigi e rancori. Quanta aspettativa e quanta speranza ci sono dentro di noi, quanto vorremmo che i nostri genitori finalmente cambiassero e iniziassero a comportarsi in maniera diversa!
Se pensiamo questo, stiamo mettendo il nostro benessere nelle mani di qualcun altro, nell’attesa che queste persone cambino.

La decisione di intraprendere un percorso di cambiamento (qualsiasi esso sia) è inevitabilmente peculiare e interna ad ognuno di noi. Potremmo a questo punto modificare la domanda iniziale e chiedere a noi stessi “Voglio provare a rivolgere a me stesso/a il desiderio, l’augurio e l’aspirazione che finora ho rivolto ai miei genitori?”.