Anche quest’anno è arrivata la primavera e, con lei, le formiche.
Ormai, è un appuntamento fisso. Da quando abito in questa casa, tutti gli anni, verso aprile/maggio,
loro arrivano. Niente di male, sono bestioline intelligenti e io le stimo molto. Solo che, ultimamente, la loro
presenza si sta facendo sentire un po’ troppo.
Lasciate che vi racconti cosa succede ormai da qualche anno a questa parte.
Una mattina un’ospite, che era a casa mia da qualche giorno, viene e mi dice “Cristina, c’è
un’invasione di formiche in camera!”. Vado a vedere e trovo un’orda di formiche: sul davanzale
esterno, su quello interno, poi giù lungo il muro e via sul pavimento! Lì per lì do una ripulita ma,
per quante ne portassi via, comunque quelle erano tantissime e si ripopolavano a vista d’occhio..!
Non volendo usare prodotti chimici mi informo e decido di usare il sale. Così, cospargo di sale tutto
il davanzale e il pavimento lì vicino.
Tempo ventiquattr’ore e di formiche neanche l’ombra! Un bel sollievo…
L’anno dopo, all’incirca nello stesso periodo, eccole di ritorno, di nuovo lì, all’assalto della loro
finestra preferita (sempre la stessa). Io, senza fare una piega, prendo il sale e ne cospargo tutti i
punti di passaggio. Sicura dell’esito, non ci penso più. E invece, un paio di giorni dopo, quasi per
caso, le rivedo, tutte lì, anche più numerose dei giorni precedenti.
Mi consulto con amici, familiari e, naturalmente, con internet e stavolta decido di usare i chiodi di
garofano che mi vengono descritti come infallibili. Ne acquisto un paio di vasetti, li trito e ne
cospargo il davanzale e il pavimento. Tempo ventiquattr’ore… formiche sparite!
Ah, mi dico, questo è il rimedio giusto!
Ma indovinate che cosa è successo l’anno dopo…
e l’anno dopo ancora…
Proprio così: anno dopo anno le formiche ritornavano e il rimedio che era stato efficace l’anno
prima, l’anno seguente non lo era più.
Il problema è che esauriti i rimedi naturali sono dovuta ricorrere ai rimedi chimici. Ma, incredibile,
quest’anno nemmeno i rimedi chimici stanno funzionando! L’anno scorso avevo usato una polvere
velenosa davvero velenosa, con grande cautela perché, ovviamente, è velenosa anche per gli esseri
umani e per gli animali domestici. Ma, come si dice, a mali estremi estremi rimedi.
Ebbene, nemmeno questa funziona! Le stordisce, ne uccide alcune, le indebolisce, ma dopo un
giorno o una settimana sono di nuovo lì, più numerose e più indaffarate che mai. E, per la prima
volta, non solo nella camera degli ospiti, ma anche in altre stanze della casa, cucina compresa.
Formidabili formiche…
A quel punto mi sono arresa e mi sono posta LA domanda che sin dall’inizio faceva capolino nella
mia mente: che cosa hanno a che vedere con me le formiche? Cosa mi sta dicendo la Vita, attraverso le
formiche? A che scopo mi accade questo?
Così, ho iniziato a documentarmi un po’ sulle formiche. Qualcosa già sapevo, più o meno quello che
sappiamo tutti: sono insetti estremamente industriosi, laboriosi, parsimoniosi, instancabili, dotati di
intelligenza e capacità organizzative eccezionali…
C’è la famosissima fiaba di Esopo sulla cicala e sulla formica, e poi tanti modi di dire: mangiare
come una formica, mettere da parte come una formica, ma anche avere il cervello di una formica…
Nonostante il loro essere minuscolo, hanno molta risonanza nel nostro immaginario e sono simboli
potenti.
Mi sono domandata che cosa le rende così potenti.
Ci ho riflettuto su e sono arrivata alla conclusione che la forza della formica risiede nella colonia.
La formica non è UNA: la formica è insieme a cento, mille, un milione di formiche e, tutte insieme,
sono una potenza.
Vedere una formica non ci fa nessun effetto. Ma vedere un formicaio può fare spavento.
Tra parentesi: il nome “formica” ha la stessa radice di formidabile, che ha il significato di
“spavento”, inteso come “forza spaventosa”. Interessante, vero?
A questo punto, vado per simboli e per analogie anch’io e mi dico che le formiche arrivano a
parlarmi della mia colonia. Il clan. La famiglia.
La famiglia
Ripenso a quando le formiche sono entrate per la prima volta e realizzo che in quel periodo, circa
un mese prima, era accaduto un fatto significativo nella mia vita: avevo venduto la casa di famiglia.
Era stato un processo lungo e tormentato. Volevo vendere ma non volevo vendere…
Si trattava della casa della mia famiglia d’origine, la casa che aveva costruito mio nonno, insieme a
mio padre. La casa dove avevo vissuto tutta l’infanzia e l’adolescenza fino a quando ero partita per
l’università. Una casa con tantissimi ricordi, tantissimi vissuti, tanta vita.
Mi sentivo in colpa a vendere, ma per me non aveva senso tenere la casa. La mia vita era altrove e
la mia famiglia non c’era più.
Razionalmente sapevo che era giusto vendere. Ma irrazionalmente, mi sentivo in colpa. Dare via il
lavoro di mio nonno, i sacrifici della famiglia… e poi io sono friulana, per un friulano la casa è
tutto!!
Casa, famiglia, discendenza, colonia.
Quando vendo la casa mi distacco dalla mia colonia fisicamente, ma non emotivamente.
Così, simbolicamente, le formiche arrivano a mostrarmi che io sono ancora attaccata alla colonia.
Ho fatto un atto di forza e mi sono staccata, ma al mio interno, sono lì attaccata.
Sono lì ad immaginare che la mia famiglia, il mio clan siano lì a dirmi “Ehi, tu! Dove pensi di
andare senza di noi?! Non puoi lasciarci!”. Intantoe un’altra parte di me mi dà addosso “Come hai
potuto abbandonarli così?!”. Un’altra parte ancora si sente esasperata “Voglio fare la mia vita!”.
Allo stesso modo in cui, quando reprimiamo un emozione o un pensiero quello si fa sentire ancora
più forte, così, più io spingo fuori le formiche, più queste rientrano e sono sempre più numerose!
Qualcuno avrà visto lo spettacolo di Marco Paolini che si intitola “Antenati – The Grave Party”… A me è piaciuto molto!
In questo spettacolo Paolini conduce un viaggio immaginario in cui incontra i suoi avi. Mentre lo
ascoltavo visualizzavo la marea umana di cui lui parlava e intanto pensavo ai miei antenati: milioni
e milioni di uomini e donne che, da quando è nato il mondo, mi hanno preceduta e hanno dato vita
al mio clan, di cui ora io sono l’ultima rappresentante.
Mentre parlava mi sentivo affascinata da questa torma umana e mi rendevo conto di provare un
desiderio struggente di incontrare queste persone, sapere chi erano, che vita avevano avuto, da dove
venivano, quali prove avevano affrontato…
Mi rendevo conto sempre di più di quanto fosse forte dentro di me il desiderio di stare in famiglia e
ricongiungermi con la famiglia e del fatto che io davvero non volevo staccarmi da loro, né dalla loro
casa, né dal passato…
Mi rendevo conto sempre più chiaramente che il mio senso di colpa non era dovuto al fatto che il
mio clan non mi volesse lasciar andare, ma che ero io a non voler lasciare il clan!
A vederlo ora mi sembra una tale contraddizione…
Mi fermo qui, per il momento. Se mi vorrete continuare a leggere, nella seconda parte vi mostrerò
in che modo le formiche mi hanno aiutata ad affrontare questo paradosso.
A presto, con la seconda parte dell’articolo!