Nelle sezioni precedenti ho parlato estesamente del Primo Colloquio. Ho detto che il primo colloquio è così importante, tra le altre cose, perché potrebbe essere l’unico, almeno per il momento. Ma, naturalmente, può accadere che il primo colloquio sia, appunto, il primo di una serie, di un ciclo, più o meno lungo.
Se al primo colloquio ne segue un secondo e poi un terzo, a quel punto siamo pronti per valutare se ci sono le condizioni per fare un percorso insieme.
Se la persona è intenzionata a proseguire e se, da parte mia, valuto che ci sono i presupposti per farlo, allora a quel punto parlo del contratto.
Il contratto è un accordo scritto che io stipulo con i pazienti e che regolamenta il rapporto di terapia. Nel contratto vengono indicati: il luogo di svolgimento delle sedute, l’onorario del professionista, la frequenza delle sedute, una durata indicativa del percorso, le modalità e i tempi per la disdetta degli appuntamenti, gli obblighi del professionista, le norme relative al trattamento dei dati personali, l’ente competente in caso di controversie.
La Frequenza
La frequenza si riferisce alla cadenza degli appuntamenti: ogni quanto decidiamo di incontrarci. Può essere ogni settimana, ogni due, una volta al mese… Questo si valuta in base alla necessità e alle possibilità del caso.
Rispetto alla durata del percorso, non possiamo prevedere in anticipo quanto effettivamente sarà. Questo dipenderà da molte variabili che possono cambiare nel tempo: come evolve la situazione della persona, il suo interesse e il suo desiderio nell’approfondire la conoscenza di sè, le sue possibilità economiche, eventi della vita come un trasferimento o un cambio di lavoro…
Nondimeno, specificare una durata, anche solo indicativa, è importante. Ci fa da cornice, da quadro di riferimento, ci aiuta a fare il punto della situazione. Poniamo che la persona decida di impegnarsi nel fare sedute quindicinali per sei mesi. Man mano che arriviamo al termine dei sei mesi la persona avrà modo di guardarsi indietro, di fare un confronto con “come stavo sei mesi fa e come sto adesso, quali aspetti della mia vita sono migliorati e quali no, come vedevo una data questione e come la vedo ora…”
Sempre liberi di recedere
E’ importante specificare che, in ogni momento, la persona è libera di recedere dal contratto. Se, dopo tre mesi, valuta che non vuole più continuare, me lo dice e ci fermiamo. Non ci sono vincoli, né clausole di nessun tipo.
Viceversa, se dopo sei mesi, la persona sente che vuole andare avanti e valutiamo che ha senso andare avanti, rinnoveremo il contratto per il tempo che riterremo necessario. Un’altra clausola importante riguarda il fatto che anch’io ho la possibilità, naturalmente per “giusta causa” e per validi motivi, di recedere dal contratto.
Tranne casi eccezionali, il motivo principale per cui io posso ritenere di sciogliere il contratto riguarda il caso in cui valuti che la terapia non sta portando frutto. Può essere che, andando avanti con il lavoro, mi renda conto che il mio approccio non è adatto a quella persona; o che veda che, nonostante il lavoro, la persona continua a rimanere bloccata e non ci sono cambiamenti di alcun tipo.
Questo non significa che quel tempo sia stato sprecato. Ma è importante anche, per me, saper riconoscere i miei limiti e non ostinarci in qualcosa che non funziona più. Ma il senso più importante del contratto va al di là di tutto questo ed è ben più profondo.
La parola contratto
La parola contratto deriva dal latino contrahere, con il significato di “trarre insieme, riunire”.
Quando iniziamo un percorso di psicoterapia, il paziente ed io ci riuniamo insieme per intraprendere un processo di sviluppo e crescita. Io, come guida; il paziente, come viaggiatore.
E’ un processo che richiede impegno e senso di responsabilità e non può prescindere dalla partecipazione dell’Adulto del paziente.
Il contratto, dunque, è innanzitutto un impegno del paziente con sé stesso. Simbolicamente, è decidere di impegnarsi in un percorso di crescita, per sé stessi, per la propria vita.
Firmare un contratto e impegnarsi non significa riuscire a tutti i costi o non sbagliare mai o non avere paura… Significa fare del proprio meglio, provarci, crederci, avere fiducia, in base alle possibilità di ognuno. Questo è quello che cerco di offrire ad ogni incontro e questo è quello che ho bisogno di trovare dall’altra parte.
Perché solo se camminiamo entrambi possiamo avanzare.