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Ponendo molte domande e chiedendo alle persone di rispondere alle domande senza divagare, sono molto direttiva.

Anche questa è una delle prime cose che dico all’inizio del colloquio.

Dico: “Può essere che la interrompa… può essere che le dica – No, non mi racconti questo, ora… miparli di quest’altro…- ” e, immediatamente, aggiungo “Non lo faccio per maleducazione, nè tantomeno perchè non mi interessa quello che mi sta dicendo“.

Lo faccio perchè il mio lavoro consiste nel far emergere elementi nuovi, informazioni nuove delle quali la persona non è ancora a conoscenza. Mi interessa quello che la persona non sa di sapere.

Se lascio che la persona mi racconti la sua storia, alla fine della seduta uscirà dallo studio esattamente come ci è entrata. Per me, invece, è importante che esca una consapevolezza diversa, che poi lei deciderà di usare o non usare, come riterrà meglio per sè.

Mettere in dubbio o in discussione una storia, una verità, non è semplice. Le nostre difese si allertano e tirano su sbarramenti. Può essere che ci sentiamo scomodi, a disagio, impauriti. Questo è normale, non solo: è un buon segno. E’ il segno che stiamo andando nella giusta direzione. Stiamo andando esattamente lì dove duole, lì dove c’è il problema.

Nondimeno, aggiungo e specifico sempre che “Se c’è qualcosa di cui lei non vuole parlare, qualcosa che lei sente che non vuole che venga toccato, lei mi dice – dottoressa, STOP! – , io mi fermo, ci fermiamo e non succede assolutamente niente”.

La reazione più frequente, quando dico questa frase, è un profondo sospiro e un “Ok, grazie”.

Il mio lavoro consiste nel tenere la persona fermamente e, allo stesso tempo, gentilmente. Accetto che mi dica “Non lo so…”. Non accetto che mi parli d’altro, che divaghi, che sposti l’attenzione su altro. Quando il colloquio inizia saliamo su un treno. Il treno inizia a viaggiare verso la sua destinazione.

Non sappiamo qual’è questa destinazione, però abbiamo i binari che ci indicano il percorso da seguire per arrivare dove dobbiamo arrivare. Può succedere di doversi fermare durante il tragitto.Può succedere qualche imprevisto al treno, qualche necessità dei passeggeri. Ma non possiamo mai lasciare i binari.

I binari sono la nostra strada sicura, sono lì per condurci e guidarci a destinazione sani e salvi. Sono il nostro filo d’Arianna, il nostro filo conduttore, la nostra bussola. Quello che tutti abbiamo, anche se ci sembra che non ci sia più, tanto ci sentiamo persi e disorientati. Con i nostri tempi e le nostre possibilità, proviamo a seguirli.

“Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono guardare, che credono in quello che vedono”. – Galileo Galilei