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Una delle prime cose che dico quando inizio un primo colloquio è: “Le farò molte domande…”.

Il commento che segue più di frequente quest’affermazione è “Bene, grazie! Mi sarà d’aiuto perché io non so da dive cominciare…”. A qualcuno invece non piace molto, preferirebbe parlare a ruota libera.

Ma le domande sono importanti.

Man mano che la persona parla, nella mia mente si va sviluppando un filo conduttore, una sorta di filo d’Arianna. Ogni domanda è un test: sto seguendo la pista corretta oppure no? Quando verifico che è la pista corretta stringo forte il filo e persisto nel seguirlo, anche se la persona mi porterebbe da un’altra parte.

Tutti noi, infatti, abbiamo le nostre spiegazioni a quello che ci succede e facciamo di tutto per tenercele ben strette. Ma se queste spiegazioni fossero davvero esaustive come a noi sembra, non avremmo bisogno di andare dallo psicologo a fare un primo colloquio!

Abbiamo bisogno di un po’ di umiltà e di molta disponibilità per mettere da parte le nostre teorie, almeno per un’ora, ed essere disposti a guardare se c’è qualcosa d’altro di cui non ci siamo accorti fino a quel momento.