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Valeria ha 48 anni ed è sposata con Filippo da tredici anni.

Lavora come impiegata amministrativa in un ente pubblico, mentre suo marito ha un’azienda in proprio. Ha conosciuto Filippo poco prima dei suoi 35 anni e, da subito, ha perso la testa per lui. Era single da poco, dopo essere stata lasciata dall’uomo con cui conviveva da cinque anni. Filippo era divorziato da un precedente matrimonio, finito diversi anni prima.

Si sono sposati meno di un anno dopo essersi conosciuti e sono andati a vivere nella casa di lui. Hanno due figli, una ragazzina di 12 e un bambino di 8 anni.

Filippo tradisce Valeria da sempre

E lei lo sa, da sempre.

Ha iniziato a rendersene conto qualche tempo dopo il matrimonio. Fu uno choc. Ci furono liti, scene di disperazione, minacce, pianti, promesse che non sarebbe accaduto più, riconciliazioni…

Poi tutto si ripeteva da capo. E continua a ripetersi. A volte sono scappatelle, relazioni sporadiche, a volte durano un po’ di più. Valeria ne parla con sua sorella, si sfoga con lei, piange, si dispera. Sua sorella le dice che deve separarsi, che quest’uomo non fa per lei. Ma Valeria non vuole separarsi. Valeria vuole che Filippo non la tradisca più.

Solo che Filippo, dopo un mese o dopo un anno, dopo promesse e pentimenti, la tradisce di nuovo. Allora lei vuole che non le importi. “Sono una stupida!” dice “Dovrei imparare a fregarmene!”. E’ un’altalena continua, tra momento di idillio e liti disperate.

Valeria vive dentro un mondo di illusioni.

  1. La sua prima illusione è “mio marito cambierà”.
  2. La seconda è “voglio che non mi importi”.
  3. La terza è “se lui non mi tradisse, tutto andrebbe a posto e noi saremmo felici”.

Potremmo pensare che è suo marito che la illude e che la tradisce. Certo, in qualche misura è così. Lui ha relazioni con altre donne e ogni volta le promette che non accadrà più. Invece poi accade di nuovo. La tradisce e le mente.

Se ragioniamo in questi termini è tutto molto chiaro. Lui la tradisce, le mente, la inganna, è un immaturo, eccetera eccetera. Potremmo andare avanti a lungo a dire che è lui che sbaglia e che lei lo deve lasciare. Questo modo di pensare spiega tutto, tranne il fatto che Valeria non vuole lasciare suo marito e si ostina a rimanere con lui. Perché il suo atteggiamento è un’ostinazione, non è amore.

Allora proviamo a cambiare modo di ragionare.

Per tutto quello che sappiamo sulla legge della proiezione (e se non lo sapete o ne volete sapere di più cliccate qui), invertiamo il pensiero e vediamo cosa scopriamo.

Applicando i principi per cui l’altro è il mio specchio e il mondo esterno riflette il mondo interno ecco cosa emerge:

  • Mio marito mi tradisce diventa Io mi tradisco attraverso mio marito
  • Mio marito mi illude diventa Io mi illudo attraverso mio marito
  • Mio marito mi mente diventa Io mento a me stessa attraverso mio marito
  • Mio marito è un immaturo diventa Io sono immatura, come persona e come donna
  • Mio marito è un irresponsabile diventa Io sono irresponsabile nei miei confronti
  • Mio marito è un egoista diventa Io sono egoista nei miei confronti

Dunque: quello che l’altro fa a me, in realtà sono io che lo sto facendo a me stessa, usando l’altro.
E, quello che l’altro è e che mi dà fastidio, è una parte di me che io rifiuto e nego.
Vista da questa prospettiva, diventa più comprensibile l’ostinazione di Valeria nel non volersi separare e nell’illudersi che suo marito cambi.

Perché visto da qui, quello che emerge è che Valeria ha un problema, grande, di scarsa autostima, di profonda svalutazione di sè e di scarsa maturità emotiva.

E’ una donna di quasi 50 anni che sta con un uomo immaturo che la tradisce a destra e a manca. Non affronta la situazione, non decide per sé stessa, lascia che le cose vadano avanti senza intervenire e ripone la responsabilità di un cambiamento nelle mani di una persona che, chiaramente, non ha la maturità per decidere. Si racconta che domani le cose andranno a posto per magia. Vive in un modo irresponsabile la propria vita e soprattutto è terribilmente egoista nei propri confronti. Questa è la relazione e la vita che lei dà a sé stessa. Come a dire: questo è quello che mi merito.

Quando sua sorella, esasperata, le dice “Ma perché rimani con lui?! Ti lamenti di quello che fa e poi continui a starci insieme..!” Valeria risponde che ha paura di rimanere sola. “Non voglio rimanere da sola” dice piangendo. Eppure Valeria non è sola. Ha una famiglia alle spalle, una sorella che le vuole molto bene, ha i suoi bambini e ha anche, cosa non indifferente, un buon lavoro. E’ anche una donna bella e intelligente, potrebbe certamente trovare un altro compagno in futuro.

Qui è tutto così irrazionale…

Irrazionale non vuol dire insensato, vuol dire non razionale.
Vuol dire: dominato da emozioni che si manifestano in eccesso, in modo sproporzionato alla situazione. Queste emozioni si manifestano in risposta a situazioni del passato che non sono state affrontate come avevano bisogno di essere affrontate e che permangono attive, in attesa di una soluzione diversa.

Come a dire: in passato è successa una cosa X che non è stata, per così dire, risolta. La vita va avanti, ma un giorno accade una cosa x (cioè con delle analogie con X, ma magari più lieve o più piccola) e la nostra mente e tutto il nostro sistema rispondono come se si trovassero di nuovo di fronte a X.

X ci condiziona ancora.

Valeria e sua sorella sono cresciute in una famiglia dove il padre era violento e la madre subiva. Questo è il modello di coppia su cui loro si sono plasmate. Il padre beveva e, a volte, quando era ubriaco, picchiava la madre. Le bambine assistevano terrorizzate a queste scene e quello che potevano fare era chiudersi in camera loro. La madre ha cresciute le figlie meglio che ha potuto, ma non ha mai lasciato il marito. Veniva a sua volta da una famiglia in cui gli uomini erano violenti e le donne subivano.

Le bambine ascoltavano loro madre piangere con la nonna e sentivano la nonna dire alla figlia “Dove vuoi andare? Non hai neanche un lavoro… almeno qui hai una casa..”. Impotenza appresa. Senso di svalutazione profonda di sé. Rassegnazione. Sono sentimenti che si imparano. Sono modi di essere, atteggiamenti che si apprendono e si fanno propri.

Le credenze si radicano e non si staccano più.

A guardarlo da fuori, ci sembra assurdo. Ma dall’interno, è molto sensato.

Abbiamo detto che, per il nostro inconscio, x diventa X. La donna è vittima e subisce, l’uomo è padrone. Punto.

Valeria un lavoro ce l’ha, eppure si sente come sua madre: “senza mezzi, impotente”. Vive nella casa del marito, come la madre. Diversamente dalla madre ha uno stipendio e potrebbe pagarsi una casa. Ma, a dispetto della realtà, lei sente che non ce la farebbe. Non soltanto per una questione economica, è che ha visto sua madre non farcela. La bambina guarda la madre e copia la madre. Di più: è leale con la madre. Inoltre Valeria è la maggiore, sente che tocca a lei fare da mamma, a sua madre e a sua sorella.

Sua sorella, più libera di lei, le dice “Separati!”.

Ma lei non può. Altre prima di loro. Separarsi sarebbe come tradire le donne del clan, abbandonare la madre, la nonna e chissà quante L’irrazionalità, ora, sta nel fatto che lei non può più fare niente per sua madre. Suo padre, oltretutto, non c’è più e la madre la sua vita l’ha vissuta e la sta continuando a vivere a modo suo. Per non abbandonare sua madre, non si rende conto che ha abbandonato sé stessa e, ancora più grave, sta abbandonando sua figlia.

Le sta proponendo lo stesso modello che lei ha visto. Una donna che subisce impotente, una vittima. E al figlio maschio sta proponendo un modello di padre che non si assume le responsabilità delle sue azioni e a cui viene permesso fare ciò che vuole. A Valeria è mancato di vedere sua madre prendere in mano la sua vita e decidere. Decidere di affrontare e dare limiti al marito, decidere di andare a lavorare, decidere di separarsi. Osare andare oltre le credenze: che la separazione è un fallimento, che la donna deve sopportare e stare zitta, che il matrimonio è sacro, che se i genitori si separano i figli non supereranno mai il trauma…

Osare provare a vivere la propria vita.

Valeria oscilla tra il paradiso e l’inferno. Tutto su o tutto giù. Tutto il suo mondo verte attorno a suo marito.

Da una parte “sono una vittima” (senza di lui non sono niente, lui mi fa soffrire, lui non mi ama, sono sola), dall’altra “la vita è meravigliosa” (quando sono con lui va tutto a posto, lui mi fa sentire amata, lui cambierà, lui risolverà tutto).

La vita le sta dicendo che ha bisogno di imparare ad affrontare la realtà, con i problemi che ci sono. La questione non è che suo marito è cattivo o ingiusto. La questione è che lei ha bisogno di smettere di attribuirgli responsabilità che non ha e un potere che non ha. Suo marito è un uomo emotivamente immaturo che ha bisogno di crescere, esattamente come lei…Valeria ha bisogno di cominciare a chiedersi: ma è davvero questa la relazione che voglio per me?

E’ davvero questo il compagno che voglio per me? Sono questi i modelli di padre e di madre che voglio offrire ai miei figli? Senza rabbia, senza giudizio. E ancora: davvero penso di essere sola? Davvero sento che non ci sono persone su cui posso contare? Che cos’è che mi spaventa così tanto della solitudine? Davvero sento di non avere i mezzi per portare avanti la mia vita? E, se è così, c’è qualcosa che posso fare per provare ad affrontare tutto questo senza continuare a subirlo e a sentirmi sopraffatta?

Non siamo né impotenti, né onnipotenti. Però potenti sì, lo siamo! Abbiamo il potere e il dovere di decidere per noi e di fare tutto quello che possiamo per vivere la nostra vita al meglio delle nostre possibilità, sentendoci meritevoli di tutto il bene possibile.